Presentazione Squadre 2020: Team INEOS
Sempre di più. Il Team INEOS inizia la sua prima stagione completa con la nuova denominazione dopo l’epopea-Sky (conclusa nella primavera 2019) e lo fa con ambizioni ancora più spinte rispetto al recente passato. Il colosso britannico, sempre guidato da Dave Brailsford, entra nel 2020 con la convinzione di poter vincere tutte e le grandi corse a tappe del calendario mondiale, visto un organico che in quanto a “capitani” è semplicemente straordinario. Il Tour de France è ormai “giardino privato” da anni: la sfida sarà quella di ripetersi una volta di più sulle strade della Grande Boucle e di timbrare, nello stesso anno, anche gli Albi d’oro di Giro d’Italia e Vuelta a España. Le incognite non mancano, ma, sul piano dei Grandi Giri, la Ineos parte ancora in vantaggio rispetto a tutte le rivali. Molto meno entusiasmante, almeno sulla carta, il panorama per quel che riguarda le Classiche di un giorno.
GLI UOMINI PIÙ ATTESI
Dura scegliere chi sia il più atteso. Probabilmente, la “palma” spetta a Chris Froome, più che altro per quello che ha passato lo scorso anno. Il britannico, vincitore di un Giro, quattro Tour e due Vuelta, è reduce da un incidente che sembrava poterne metterne a rischio il proseguimento della carriera. Lui a smettere non ci pensa, ma persiste ancora qualche dubbio sul suo recupero a pieno regime: il 34enne nato a Nairobi, comunque, ha già detto di puntare tutto sul Tour de France. In attesa di indicazioni dalla strada, di certo non può essere trascurato.
Per restare alle “palme” da concorso cinematografico, il film dagli sviluppi futuri più interessanti pare essere quello con protagonista Egan Bernal. Il colombiano arriva da un 2019 meraviglioso, con tanto di sigillo lasciato sui Campi Elisi: per quello che ha fatto vedere nei primissimi anni di carriera al massimo livello, i mezzi di questo 23enne sembrano essere illimitati. Non sarà al Giro d’Italia, quindi anche per lui l’obiettivo primario è francese, dove il bis è tutt’altro che una utopia, senza dimenticare ambizioni olimpiche e mondiali per iniziare a concretizzare anche le sue qualità nelle corse di un giorno.
“Miglior attore non protagonista”? Geraint Thomas, indubbiamente. Il gallese ha vinto il Tour de France nel 2018, vi è arrivato secondo nel 2019 ma ancora non riesce ad affrancarsi dal ruolo di seconda (se non anche terza, vista la concorrenza interna) scelta: anche lui guarda alla Grande Boucle e pensare a una squadra di 8 corridori in cui tre sono i vincitori delle ultime cinque edizioni della corsa più importante del mondo fa oggettivamente spavento. Anche per lui poi il sogno olimpico, in particolare pensando alla cronometro, mentre nel resto della stagione non ha definito priorità.
La Ineos, però, di punta per le grandi corse a tappe ne ha pure aggiunta un’altra, visto che alla corte di Brailsford è arrivato anche Richard Carapaz. L’ecuadoriano ha vinto il Giro d’Italia 2019, affermandosi come corridore solido e affidabile nelle gare di tre settimane e sarà la punta di diamante della corazzata britannica per la Corsa Rosa 2020. Parlando di corse a tappe e di regolarità, in forte crescita c’è anche Pavel Sivakov, che il ruolo di giovane promessa ha cominciato a lasciarselo alle spalle con un eccellente 2019, chiuso fra i primi 10 del Giro a 21 anni di età. Il russo sarà una carta molto importante da giocare nelle brevi corse a tappe e magari anche in un Grande giro (che non sia il Tour…).
Per non farsi mancare nulla, la formazione britannica ha deciso di inserire in organico anche il campione del mondo a cronometro in carica. Rohan Dennis deve rilanciarsi dopo la tempestosa fine del suo rapporto con la Bahrain, ma, parlando di qualità, è un atleta fra i primissimi del panorama internazionale e il suo arrivo non fa che aumentare ulteriormente di spessore una squadra davvero zeppa di campioni. In questa categoria non ci è ancora entrato, ma Gianni Moscon dà sempre l’idea di poterlo fare da un momento all’altro. Con la maglia del “club”, il trentino non ha incantato negli ultimi due anni, ma non si può dimenticare che arriva da un quinto e da un quarto posto agli ultimi due Campionati del mondo, entrambi durissimi pur in maniera diversa fra loro. A lui potrebbero toccare ruoli di lavoro sporco, ma anche diverse possibilità individuali, specialmente nelle Classiche di un giorno, sulla carta tutte adatte alle sue caratteristiche.
Il discorso Classiche in casa Ineos è tuttavia decisamente meno promettente rispetto a quello dei Giri di tre settimane. Se Moscon è comunque un corridore di enorme talento, tanto passerà dalle gambe di Michał Kwiatkowski, a sua volta reduce da un’annata sul grigio andante, soprattutto sul piano individuale. Il terzo posto alla Sanremo e qualche piazzamento nei primi 20 non si addicono al talento espresso in passato dall’iridato 2014. Toccherà a lui, al succitato Moscon e all’olandese Dylan Van Baarle, lui vero specialista, reggere le sorti della Ineos nelle varie campagne del Nord Europa, sempre che i britannici Luke Rowe, Ian Stannard e Ben Swift non riescano a ritrovare quel colpo di pedale che li possa rendere protagonisti anche in prima persona, oltre che nelle economie di squadra.
In tutto questo fiorire di campioni e di stelle, una menzione la meritano gli eterni gregari Vasil Kiryienka e Michael Knees, entrambi 38enni e pilastri irrinunciabili della squadra, il 35enne polacco Michał Gołaś, e lo spagnolo Jonathan Castroviejo, altro “motore” irrinunciabile per il modo di interpretare le corse da parte della Ineos.
LE GIOVANI PROMESSE
Il Team INEOS (e, soprattutto, il suo predecessore Sky) è una realtà che guarda sempre con occhi attenti quel che succede a livello giovanile. Bernal e Sivakov, giusto per fare due esempi vicini in termini di tempo, ne sono casi emblematici. Per il 2020 ha puntato in particolare su due neoprofessionisti da tanti indicati come molto futuribili. Uno è il britannico Ethan Hayter, che si sa essere in possesso di un notevole spunto veloce, ma che per questa stagione terrà da conto soprattutto il programma della pista in vista di Tokyo 2020. L’altro è l’incredibilmente giovane spagnolo Carlos Rodriguez, che farà 19 anni a febbraio e che sbarca nel World Tour con un’esperienza in sella minima. Per lui, però, in tanti hanno speso belle parole e la formazione britannica non sbaglia tanto spesso le mosse con i neoprofessionisti.
Filippo Ganna può ancora essere considerato una promessa? Sì, se si pensa che ha 23 anni e che su strada non ha ancora espresso tutto il suo (enorme) potenziale. Anche per lui c’è la pista olimpica da tenere in considerazione, ma con Dennis e il piemontese la formazione di Brailsford potrà andare spesso a segno nelle prove contro il tempo. Un altro che ha già dimostrato parecchio, ma che non ha ancora toccato i suoi limiti è Iván Ramiro Sosa: il colombiano, 22 anni, in salita va come pochi e nel 2019 ha steccato “solo” al Giro d’Italia. Se avrà i suoi spazi, lascerà il segno, così come potrebbe fare Christopher Lawless, che – visto quel che ha fatto nella scorsa stagione – può rappresentare una scelta importante per le corse a tappe di una settimana senza grandi salite.
In una squadra così abbondante, rischiano di trovare poco spazio due ragazzi che sono ancora Under 25 e che promettono tanto e bene. Il britannico Tao Geoghegan Hart è un altro che va forte in salita, che sa attaccare e che potrebbe anche decidere mettersi alla prova per le generali dei Grandi giri, laddove le strategie di squadra glielo permettessero. L’irlandese Eddie Dunbar finora si è invece dimostrato uomo da percorsi misti e da semiclassiche, mettendo però già in mostra ottimi spunti. Lui non ha ancora vinto fra i pro’, ma l’impressione è che nel 2020 possa sicuramente sbloccarsi. Per loro sicuramente tanto lavoro in favore della squadra, ma hanno le capacità per provare ad esprimersi anche in prima persona, se ne avranno l’occasione.
LA SQUADRA
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